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Firma Sergio Figuccia Titolo Sergio Figuccia

Aldo Gerbino - Rassegna stampa e critica

Recensioni di ALDO GERBINO sul quotidiano "La Sicilia"

Ottobre 2007

Una sorta di iperrealtà, investita da uno smalto biologico, naviga tra questi acrilici disposti sulle tele da Sergio Figuccia; e in una valenza espressiva, che è stata già evidenziata, per quell'essere raccolta nel denso nucleo di una pigmentazione decisa e intensa, fortemente legata allo sfregamento tra algidi colori, inseriti, quanto insistiti, in una vocazione percettiva totalizzante e agile.

Così essa viene avvertita, ancor più, nella sua intima costituzione di poetica ecologista, anche per quel particolare approccio fantasiosamente inserito tra icone neocubiste e postfuturiste (esperienze similari hanno, per altro, scosso alcune estetiche a noi temporalmente prossime).

Tutto ciò si mostra articolato in un flusso di ironico nomadismo, ma, soprattutto, in una vocazione ambientalista corroborata da una evidente forza declamatoria. Dice bene, in proposito, Salvo Ferlito, come <<in questo suo "nomadico" girovagare fra annose questioni, incubi contemporanei, ubbie e timori vari, il nostro Sergio non risparmia quindi incursioni a tutto campo, procedendo ad onta della vasta gamma di argomenti messi a fuoco con coerenza narrativa, oltre che tecnica e lessicale>>.

Allora i "Fiori di cemento metropolitano", o le eteroclite "Nature morte", o gli scanzonati "Fusilli al DNA" fino all'inquietante "O.G.M.", tutti inseriti in scenografie dal sapore virtuale, consegnano la misura nella sua evidenza di denuncia, così come quel guscio fatto di racconto ed equilibrata civile passione.

Gennaio 2004

Il fascino dichiarato per la valenza totemica della pietra, per la sua entità monolitica e imponente, per la sua esibizione architettonica, suggeriscono, in questo lavoro "in fieri" di Sergio Figuccia, un bisogno di testimoniare il mondo in cui ci troviamo immersi, sottoposti a intense emozioni percettive. Ma anche sollecita la testimoniata esigenza di cogliere l'emblema favolistico di trascorse culture, l'interezza del mito che pervade le nostre visioni del mondo trascorso e della cultura, capaci di permearci.

Questi spatolati acrilici, resi nel loro frammento di "puzzle", vogliono confidarci il desiderio ludico in una continua rivisitazione, ora del passato ora di quella condizione coloristica intensamente partecipata dall'autore. Il desiderio di costruzione delle icone, la solarità imperiosa, il portato fatto di macerie, di emblemi litici, la vocazione spinta alla sacra disponibilità dell'eterno, suggeriscono a Figuccia una visione arcaica, primitiva nel suo "vedere" il mondo. Un'esigenza "proto-fauve" , o forse, di onirico iperrealismo, sottolineano quei segni del corpo del disegno legato a trascorsi substrati, sedimentati sin dalla prima metà del Novecento.

Comunque, oggi, tensione e contrasto di pigmenti vivono l'esacerbazione dei temi: muri, frontiere di pietra, civiltà sepolte, brani d'una scrittura geologica che affascina il primitivismo espressivo di questo pittore. Uno scenario denso di materiali percettivi, raccolti e riversati con trasporto arcano, manuale, non rigenerati dall'analisi intellettuale, ma restituiti d'istinto nella loro interezza di primordiale messaggio iconico.

L'ironia che contrassegna il messaggio di Figuccia si attesta nella pienezza della geometria euclidea. Una tensione aperta al tempo e allo spazio di auspicate e necessarie maturazioni, lanciata verso una sacrale visibilità del desiderio d'espressione.

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